My Singularity University

Singularity University

Singularity University

Il nome “University” potrebbe trarre in inganno.
“University” fa pensare a un’istituzione classica, polverosa e antica.
Non ci potrebbe essere pregiudizio più sbagliato.

La Singularity University non è nulla di convenzionale, non è nemmeno un luogo fisico: è un’esperienza. Unica.

Si arriva dopo mezzora di viaggio dall’aeroporto di San Francisco e si viene subito catapultati in un altro mondo.
Un grosso cartello dà il benvenuto all’ingresso dove campeggia trionfale un logo che fa percepire di essere giunti in un altro mondo: è il logo della NASA.
Il campus si estende per qualche chilometro quadrato, un’area dove si possono trovare oggetti e costruzioni, risalenti a qualche anno fa, di un certo interesse: hangar 1, acquistato da Google per parcheggiare comodamente i propri aerei privati; bombardieri della seconda guerra mondiale; prototipi di velivoli; palazzi dove sono al lavoro alcune delle più interessanti startup della Silicon Valley.

Le giornate si svolgono quasi sempre all’interno di una palazzina che ospita la Singularity Classroom.
Una sala dove, circondata da schermi LCD da 80 pollici, webcam live e droni, campeggia la domanda che ci assillerà per questi 8 giorni di esperienza e che, sicuramente, ci tormenterà una volta tornati in patria:

“HOW WILL YOU IMPROVE THE LIVES OF A BILLION PEOPLE?”

La Singularity University è tutta qui. 80 persone provenienti da tutto il mondo, che cercano di dare risposta a questa domanda.
Qui non si cerca un modo rapido di fare soldi, non si è alla spasmodica ricerca della prossima exit miliardaria, qui le persone vogliono cambiare il mondo.

Cambiare il mondo sembra il mantra
con il quale tutti si svegliano la mattina. È il credo che spinge le persone ad alzarsi dal letto e a rimettere in funzione il cervello.
Un intento alto, altissimo, che ci dà le vertigini e che ci fa sentire piccoli nella nostra vita di tutti i giorni.

Uno dopo l’altro gli speaker salgono sul palco e ci spingono alla scoperta di quello che potrebbe – o che con ragionevole certezza sarà – il mondo fra 5 anni.
Non ci danno soluzioni ma stimoli. Piccoli elettroshock che rimettono in funzione i nostri neuroni per dare una risposta a quella domanda.
Genetica, produzione 3D, robotica, intelligenza artificiale e big datas non sono altro che strumenti pratici per arrivare a quella risposta.
Ognuno è libero di scegliere lo strumento che lo affascina, e sente più suo, per farlo proprio.

Rispondere alla domanda non è certo facile, per questo l’esperienza non finirà qui.
Una volta tornati, diventeremo Singularity Alumni con il compito di raccontare l’esperienza perché sempre più persone provino a rispondere alla nostra stessa domanda.
Non esiste infatti computer più potente al mondo della rete dei cervelli umani uniti per trovare una risposta, una soluzione.
Non tanto a un problema ma a una missione: quella di migliorare la vita di 1 miliardo di persone.

Di solito siamo abituati a pensare in maniera verticale: esiste il digitale, la robotica, l’intelligenza artificiale, la genetica e tutte le altre discipline, vecchie o nuove che siano.

Alla Singularity University ci hanno dato una visione diversa.

Questi aspetti della nostra vita futura stanno convergendo sempre di più verso un unico punto.

La genetica sarà applicata all’industria dei prodotti, alla creazione di computer sempre più potenti, all’advertising. L’intelligenza artificiale permetterà di superare le barriere di oggi nell’elaborazione di dati complessi. La robotica non ci servirà solo a svolgere compiti faticosi, ma entrerà nel nostro corpo per sanare le cellule malate.
Ognuna di queste discipline cambierà il mondo e sarà interconnessa con le altre.

È faticoso abituarsi a una visione così alta. E lo è anche riuscire a immaginare i passaggi che ci condurranno così oltre.
Proviamo un senso di vertigine – e quasi di paura – di fronte a queste visioni.

Ma c’è un aspetto che accomuna queste visioni: il loro fattore esponenziale.

Non possiamo più pensare in maniera lineare: dobbiamo farlo in modo esponenziale. Occorre puntare all’obiettivo più alto, altrimenti non ne vale la pena. Ora la domanda è: “Siamo pronti a volare così in alto?”

Nella Singularity University il programma dei corsi cambia ogni volta che c’è una classe nuova, circa ogni tre mesi, per stare al passo coi tempi e proporre contenuti aggiornati.
Ciò dimostra quanto sia esponenziale il cambiamento che stiamo vivendo per la prima volta e quanto velocemente ci sia richiesto di adattarci.
Se è vero che ognuno di noi (nella vita e nel lavoro) deve fare i conti con la quotidianità e le proprie esigenze, non possiamo prescindere dall’avere qualcosa di più alto cui puntare: un sogno, una visione.

Per poter cambiare la vita di 1 miliardo di persone, e quindi anche la nostra, dobbiamo puntare alla luna.

Non so ancora se sono pronto a puntare così in alto, ma credo che ci siano tante persone pronte a spiccare il balzo.
Per loro, ma anche per i semplici curiosi, provo a riassumere tramite i miei appunti e senza alcuna pretesa di esaustività quello che ho visto e gli stimoli che ho ricevuto, perché diventino stimoli per tutti. read more